Libri di versi 13

La poesia non ha un colore. Può parlare dei colori, ma di per sé non ne ha uno. Non occupa spazio. Non ha peso. Non si può girare attorno a una poesia, prenderla in mano, aprirla per vedere che cosa contiene. La poesia non è fatta di una sostanza specifica. Non è ruvida o liscia, trasparente od opaca, a meno di non considerare queste parole in senso metaforico (ma non è la stessa cosa). Non si può fisicamente andare a sbattere contro una poesia. A regalare una poesia, che sia scritta su un foglietto o recitata a voce, si dà un po’ l’impressione di avere le braccine corte.

Io dico che è un problema.

Intendiamoci: che la poesia sia immateriale non è di per sé una brutta cosa. Ma il mondo ha anche un lato materiale. E questo lato alla poesia è precluso: può parlarne, ma non ne ha esperienza diretta (e perciò non può trasmetterla, questa esperienza, per quanto si sforzi). 

Salvo che non è vero. Tutto quello che ho scritto finora vale per molta poesia, ma non per tutta. Esiste una poesia che effettivamente ha colore, occupa spazio, si può toccare con le mani e se per caso cade sopra un piede fa vedere le stelle (non quelle di Dante, quelle di Willy il Coyote). È una particolare forma di poesia che nasce quando un’anima (fatta di versi impalpabili) incontra un corpo (fatto di carta, stoffa, metallo…) e crea con esso un tutto unico e indivisibile. Perché nasca bisogna mettere insieme un poeta con un artista visivo e lasciare che si fecondino a vicenda. Vedo qualcuno che arriccia il baffo in terza fila: non c’è nulla di cui vergognarsi, è una cosa perfettamente naturale. Il poeta e l’artista possono anche essere la stessa persona. O possono essere anche più di due. Non facciamo i moralisti. Il risultato è sempre un miracolo.

Il risultato è un libro oggetto.

Libri di versi – come ben sa chi ha seguito almeno una delle dodici passate edizioni – è una mostra di libri oggetto. Di poesie diventate corpo. Di forme plastiche abitate da un’anima di parole. Quest’anno, per la tredicesima edizione, le opere sono trentaquattro. Quarantadue tra poeti e artisti visivi (yes) si sono dati da fare, nonostante le restrizioni, per superare i limiti dei rispettivi ambiti di ricerca. 

In tempi di pandemia, lo sappiamo tutti, comunicare diventa più difficile. Viene spontaneo rinunciare al contatto tangibile per rifugiarsi in quello virtuale, che è equivalente solo in apparenza. Pur con tutte le doverose precauzioni, Libri di versi rema in senso contrario: queste poesie sono fatte per essere toccate, soppesate, accarezzate. Sono corpi. Vi diranno cose che i versi da soli non avrebbero potuto dirvi. 

Avvicinatevi, non siate timidi. Andateci a sbattere, se necessario. Ci pensiamo noi a rimettere a posto.

Buona esperienza.

L’esposizione Libri di versi 13 è curata da Sandro Pellarin e verrà inaugurato sabato 10 luglio alle ore 18.30 presso il Museo Archeologico Nazionale Concordiese, con la presentazione di Stefano Pillon. Alle ore 21.00, nel Chiostro dell’Istituto Marconi, i poeti presenti leggeranno le loro opere presentati da Piero Simon Ostan e Guido Cupani e accompagnati dalle percussioni di Ermes Ghirardini.

Libri di versi 13 sarà visitabile dall’11 luglio al 29 agosto nei seguenti orari: venerdì: 8.30-13.30 (chiusura biglietteria 13.00), sabato: 14.30-19.30 (chiusura biglietteria 19.00), domenica: 8.30-13.30 (chiusura biglietteria 13.00); chiuso nelle domeniche 11-25 luglio e 8-22 agosto. Il biglietto di ingresso al museo è di € 6. Solo per l’inaugurazione, l’ingresso al museo sarà gratuito con invito.

Per prenotazioni: +39 350 0868227.

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