UAGG!! …un acronimo che sta per Ungaretti Allen Giuseppe Ginsberg

Quest’anno infatti ricorrono i cent’anni dalla pubblicazione del Porto Sepolto, la raccolta del poeta italiano intensamente legata all’esperienza della Grande Guerra, e i sessanta dall’uscita di Urlo dell’autore americano. L’anniversario dell’uscita dei due importanti libri e il fascino di approfondire il rapporto tra i due poeti, che si è concretizzato in vari incontri,  tra i quali ricordiamo quello  avvenuto al Festival dei due Mondi di Spoleto nel 1967.
L’intento dell’edizione 2016 vuol essere quello di provare a generalizzare l’esempio Ungaretti – Ginsberg, poeti lontani tra loro, ma nonostante tutto capaci di riconoscere la “verità” l’uno nella poesia dell’altro e di farsene carico. A dimostrazione che la bellezza delle rispettive opere era reciprocamente riconosciuta benché i loro percorsi poetici e di vita fossero assai diversi. Così come ben spiegava lo stesso Ungaretti parlando di Ginsberg: «So benissimo che un poeta non è mai misura di un altro poeta perché, se così non fosse, non ci sarebbe più poesia, non sarebbe lecito soffermarmi ad ascoltare Ginsberg avendo nominato Leopardi… Invece mi è lecito di andare in compagnia nel medesimo tempo di Jacopone e di Petrarca, di Villon e di Leopardi, di Ginsberg e di Mallarmé: ciascuno di essi ha da dirmi la sua verità e di ciascuno la verità diversa esige da chi la manifesta che le sacrifichi interamente la vita, senza mai secondi fini. Perché la poesia si esprime attraverso fatti personali, particolarmente attraverso fatti personali, l’aspirazione e la disperazione, che in un dato momento sono comuni a tutti. La radice della poesia si fonda nelle vicende private di una persona per affondarsi nella storia di un periodo, per illuminarsi al di là e al di sopra della storia. E tale è la ricetta poetica della beat generation, ricetta efficacissima: vi ricorrono solo i veri poeti».

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